Il welfare aziendale è quell’insieme di benefit e servizi forniti da un’azienda ai propri dipendenti (e anche ai loro familiari) come forma integrativa della normale retribuzione. L’obiettivo è quello di sostenere il reddito dei dipendenti per migliorare:
- la vita lavorativa
- la vita privata
- la performance lavorativa.
In Italia il welfare aziendale è ormai un punto fermo e, grazie alle agevolazioni fiscali, le aziende più virtuose hanno cercato di migliorare le condizioni delle persone fuori e dentro l’azienda, aprendo per esempio asili nido aziendali e palestre. Alcune hanno attivato percorsi di prevenzione della salute e degli stili di vita sani. Altre aziende si sono fermate dando buoni acquisto per la cultura, per la spesa e polizze sanitarie. Ma pensando al benessere delle persone, il welfare è solamente un basico essenziale punto di partenza.
Solo le aziende devono pensare al benessere?
Il benessere organizzativo può essere minacciato:
- dalle pressioni sui risultati
- dalle relazioni difficili
- dal non sentirsi in sicurezza
- dall’ansia provocata dalle numerose attività a cui far fronte.
Cosa può fare il lavoratore per il proprio benessere nel posto di lavoro e quali sono le competenze da allenare per attivare questo processo? Sicuramente bisogna essere sempre aperti all’esperienza, sviluppare una buona intelligenza emotiva, imparare a gestire lo stress e liberarsi dal risentimento nei confronti di capi e colleghi.
Mentalità grown: essere in continuo apprendimento ed apertura all’esperienza
Gli ambienti lavorativi sono spesso palestre di apprendimenti continui. Saper coltivare, ascoltare, riconoscere le proprie capacità con umiltà e fiducia in se stessi è la chiave per stare bene e iniziare anche a divertirsi sul lavoro. L’errore è ammesso, mentre è vietato farne pochi o non agire per paura.
Se le persone intorno a noi avessero un approccio giudicante, il primo passo per cambiare il sistema di comunicazione sarebbe quello di essere meno sulla difensiva davanti ad un nostro errore, ascoltare e facilitare i feedback verso di noi e delle possibili esperienze di apprendimento.
Evitare la calma piatta e nutrirsi anche di stress
Per vivere più serenamente bisogna cercare di trasformare lo stress da lavoro da minaccia per noi stessi a sfida. Il concetto di minaccia è facile da percepire. Lo sentiamo quando il nostro tempo viene appunto “minacciato” da:
- interruzioni
- incursioni
- attività che richiedono accelerate
- riunioni serali
- straordinari da fare
- clienti e problemi che non vengono arginati.
La minaccia si sente nel corpo, arriva nel petto, nel respiro e si lega agli schemi di attacco-fuga, risposte comportamentali istintive allo stress. Di fronte alla minaccia c’è una naturale attivazione fisica:
- di attacco, composta principalmente da rabbia che si tramuta anche in malessere fisico
- di fuga, che sul lavoro si può declinare come demotivazione.
La trasformazione in sfida cambia la percezione di sentirsi in trappola nella sensazione di stare per fare un’impresa, una gara, o per esempio, un esercizio fisico in palestra. Svolgere queste attività non prevede nessun danno potenziale, ma solamente tanta energia per svolgerlo. Se sentirsi “sotto stress e minaccia” ci blocca e a lungo termine ci mette a rischio burnout, “sotto stress e in sfida” migliora la percezione dell’energia che abbiamo e aumenta la performance lavorativa.
Liberarsi dal risentimento
I colleghi non si scelgono, come i parenti. Ci troviamo in gruppi di lavoro e in ufficio con altri adulti che spesso sono diversi da noi per età e per abitudini. Ci possiamo sentire giudicati, delusi e a volte la comunicazione è difficile. Come fare? L’atteggiamento migliore è:
- cercare sempre di imparare, sia dai nostri errori che da quelli degli altri
- andare avanti e seminare per migliorare le situazioni future
- mettersi in gioco
- provare a capire gli eventi
- sforzarsi di entrare nell’altro punto di vista.
Rimangono il risentimento, la colpa, i rimproveri: la chiave è liberarsi dal bisogno di incolpare gli altri. Andare oltre per sentirsi liberi e più forti. Apprendere, sfidare le situazioni e trasformare il risentimento per costruire relazioni sane. E se tutto questo dovesse risultare difficile, l'aiuto di uno psicologo del lavoro può rivelarsi un prezioso strumento per prendersi cura del proprio benessere.